giovedì 31 luglio 2014
100 vetrine a Punta Raisi
[Nun si fa mali
picchì nun si po’. Frase siciliana] La cerimonia di stamattina, a cui hanno
partecipato i sindaci di Palermo e Cinisi, Leoluca Orlando e Giangiacomo
Palazzolo (arrivato in ritardo) , il presidente dell’Enac Vito Riggio, della
Gesap Fabio Giambrone e i suoi fratelli, gli assessori regionali Nico Torrisi e Michela
Stancheris, presente un consigliere assessore del comune di Cinisi che indossa
la fascia che normalmente è del sindaco, assente il sindaco la fascia dovrebbe
portarla il presidente del consiglio comunale, oggi presente fin dall’inizio. Non
potevano mancare alcuni dirigenti della CdP. Misteri di Cinisi, non si capisce
per quale motivo il nastro sia stato tagliato dal sindaco di Palermo che il
sindaco lo sa fare … molto male dicono, però, i cittadini di Palermo. Per fortuna non mancavano i carabinieri, la
polizia, la GdF e con tanti indagati è bene sentirsi tutelati. Purtroppo la
Gesap e l’Enac non ha invitato nessuno della procura di Palermo, poco importa
natale si avvicina è dobbiamo essere più buoni. Nessun argentino presente. Segna così un nuovo passo in avanti nella
tabella di marcia degli investimenti a Punta Raisi che, in totale, valgono 82
milioni di euro, a cui se ne aggiungeranno altri 62 per lavori che partiranno
il prossimo anno. Quando la Gesap, con tutti questi milioni da spendere,
inizierà i lavori al nastro partenze? Domenica, per esempio, gli
elettromeccanici hanno effettuato la sostituzione di un motore che, per
l’appunto, fa girare i nastri che trasportano i bagagli in partenza. Gh e Ap
trasferiti nell’altro nastro, mentre i tecnici lavoravano si sono accorti che un
motore non funzionava e cambiato il secondo motore tutto restava come prima, il
terzo funzionava non bene perché il guasto era da ricercare nella linea.
Succede anche questo! Oggi la vetrina si presenta bella, affascinante ma senza
contenuti, insomma una vetrina vuota, di facciata visto che dentro i lavori non
sono ancora finiti. La nuova viabilità
con lavori costati circa 4 milioni: consegnati parzialmente nel 2010, sarebbero
dovuti terminare nel 2011 ma ritardi e complicazioni avevano bloccato tutto. Se
prima c’era un’unica corsia, oggi ce ne sono due: quella destra riservata a
taxi e pullman (con i primi che sosteranno in numero limitato e man mano
prenderanno il posto delle vetture che caricano passeggeri) e quella di
sinistra per le auto dei semplici passeggeri che potranno sostare per 15 minuti
senza pagare nulla. A dicembre sarà la volta della palazzina degli uffici, che
così lasceranno spazio a nuovi operatori commerciali, mentre tra aprile e
maggio 2015 si apriranno le porte della terza sala check-in al piano arrivi: i
lavori, partiti nel 2009, sono sospesi in attesa di alcuni interventi
propedeutici, ma sono già al 60%.
In vendita il cetriolo della City
[Ammuccia ammuccia,
ca tutto pari. Frase siciliana] Il cosiddetto “Gherkin” (cetriolo) della City,
il grattacielo dalla forma inusuale diventato icona nello “skyline” di Londra,
è in vendita per un prezzo che si aggira attorno agli 820 milioni di euro. Lo
ha annunciato l'agenzia immobiliare Savills, secondo cui il celebre edificio
attirerà gli investitori di mezzo mondo, soprattutto da Usa e Cina. Il Gherkin
svetta per 180 metri, è stato completato nel 2003 su progetto dell'archistar
Norman Foster.
mercoledì 30 luglio 2014
NIENTE DI NUOVO SOTTO IL SOLE
[Agghiòmmara, e agghiutti. Frase siciliana]Il Sole 24Ore
torna in utile nel primo semestre dell'anno grazie alla recente cessione della
divisione Software. Il gruppo editoriale ha registrato infatti un risultato
netto di 8,8 milioni, contro un rosso di 21,3 milioni registrato un anno fa.
Bene anche i ricavi che sono saliti del 3,9% a quota 163,1 milioni. In positivo
gira anche la posizione finanziaria netta che passa a 21,1 milioni (-48,6
milioni al 31 dicembre 2013), grazie proprio all'incasso dei 96,6 milioni
dell'area Software. Soffre anche il Sole 24 Ore dell’ex direttore del
Messaggero, Roberto Napoletano che dopo aver avviato uno stato di crisi nel
2010, per ridurre il numero dei dipendenti, quest’anno ha varato un contratto
di solidarietà e non esclude una nuova operazione per contenere i costi del
personale. Il giornale della Confindustria non riceve aiuti pubblici diretti
all’editoria ma, come molti altri, beneficia di agevolazioni indirette di vario
tipo. Nonostante ciò il 2011 si è chiuso con 8,4 milioni il rosso, perdita che
è già stata replicata nella sola metà del 2012 e sta causando non pochi
maldipancia all’associazione degli industriali che ha in bilancio la società
editrice al valore di 1,47 euro per azione per un totale di 132 milioni di
euro. Peccato però che in Borsa il titolo langua intorno ai 60 centesimi per
una differenza complessiva di quasi 78 milioni. Intanto il piano industriale
2011-2014 dell’editrice è già stato rivisto e, se in futuro la situazione non
dovesse migliorare, potrebbe toccare agli imprenditori di Confindustria mettere
mano al portafoglio. Sempre che vogliano o la crisi economica glielo permetta.
Ultimo tango a Buenos Aires
[Catinazzu ‘mmucca. Frase
siciliana] L'Argentina sull'orlo del default cerca un accordo
dell'ultima ora. Ma le speranze di un'intesa con gli hedge fund sono poche: gli incontri fra Buenos Aires e il mediatore Daniel Pollack proseguono a poche ore dalla scadenza del 30 luglio, il termine ultimo per pagare i titolari che hanno aderito il concambio. Nel caso in cui il pagamento non fosse effettuato, per l'Argentina si tratterebbe del secondo default in 13 anni. Sugli sviluppi della vicenda c'è “incertezza” afferma Elliott Management, uno degli hedge fund che si è visto riconoscere dalla giustizia il diritto di essere rimborsato per intero sui bond. Un default dall'impatto limitato, rassicura il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), Christine Lagarde. “Anche se un default è sempre spiacevole, non riteniamo che avrebbe un impatto forte su ampia scala” precisa Lagarde. L'andamento dei bond argentini indica che gli investitori non prevedono una catastrofe imminente ma - avvertono alcuni analisti - esistono rischi. “La situazione debole dell'Argentina dal punto di vista di bilancio e monetario fa sì che le chance che la situazione finisca fuori controllo siano abbastanza alte” afferma Marcos Buscaglia, analista di Bank of America. Un default si tradurrebbe in richieste da parte dei titolari di bond per 29 miliardi di dollari, ovvero l'intero ammontare delle riserve estere dell'Argentina. Evitare il default e rispettare la sentenza americana implicherebbe invece, secondo Buenos Aires, pagamenti per 500 miliardi di dollari. Il giudice Thomas Griesa ha stabilito che l'Argentina per poter pagare chi ha aderito al concambio deve pagare allo stesso tempo gli hedge fund che non hanno accettato lo swap. Il rispetto della sentenza, confermata dalla Corte Suprema, farebbe scattare la clausola Rufo (Rights upon future options), ovvero la possibilità per chi ha accettato il concambio di chiedere rimborsi maggiori nel caso in cui l'Argentina pagasse di più chi non ha accettato lo swap. Buenos Aires continua a chiedere a Griesa una sospensione della sentenza per non far scattare la clausola e concedere tempo alle trattative con gli hedge fund, che l'Argentina continua a rifiutare di incontrare direttamente. Buenos Aires inoltre ritiene di non poter fare default perché i fondi per il pagamento sono stati depositati e Griesa li ha bloccati: tecnicamente quindi, è la tesi dell'Argentina, i fondi per il pagamento ci sono ma sono altri a bloccarli. Griesa nelle ultime ore ha dato il via libera a Citigroup a pagare gli interessi sui titoli discount emessi in dollari con giurisdizione argentina, in parte nelle mani di chi ha accettato il concambio.
dell'ultima ora. Ma le speranze di un'intesa con gli hedge fund sono poche: gli incontri fra Buenos Aires e il mediatore Daniel Pollack proseguono a poche ore dalla scadenza del 30 luglio, il termine ultimo per pagare i titolari che hanno aderito il concambio. Nel caso in cui il pagamento non fosse effettuato, per l'Argentina si tratterebbe del secondo default in 13 anni. Sugli sviluppi della vicenda c'è “incertezza” afferma Elliott Management, uno degli hedge fund che si è visto riconoscere dalla giustizia il diritto di essere rimborsato per intero sui bond. Un default dall'impatto limitato, rassicura il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), Christine Lagarde. “Anche se un default è sempre spiacevole, non riteniamo che avrebbe un impatto forte su ampia scala” precisa Lagarde. L'andamento dei bond argentini indica che gli investitori non prevedono una catastrofe imminente ma - avvertono alcuni analisti - esistono rischi. “La situazione debole dell'Argentina dal punto di vista di bilancio e monetario fa sì che le chance che la situazione finisca fuori controllo siano abbastanza alte” afferma Marcos Buscaglia, analista di Bank of America. Un default si tradurrebbe in richieste da parte dei titolari di bond per 29 miliardi di dollari, ovvero l'intero ammontare delle riserve estere dell'Argentina. Evitare il default e rispettare la sentenza americana implicherebbe invece, secondo Buenos Aires, pagamenti per 500 miliardi di dollari. Il giudice Thomas Griesa ha stabilito che l'Argentina per poter pagare chi ha aderito al concambio deve pagare allo stesso tempo gli hedge fund che non hanno accettato lo swap. Il rispetto della sentenza, confermata dalla Corte Suprema, farebbe scattare la clausola Rufo (Rights upon future options), ovvero la possibilità per chi ha accettato il concambio di chiedere rimborsi maggiori nel caso in cui l'Argentina pagasse di più chi non ha accettato lo swap. Buenos Aires continua a chiedere a Griesa una sospensione della sentenza per non far scattare la clausola e concedere tempo alle trattative con gli hedge fund, che l'Argentina continua a rifiutare di incontrare direttamente. Buenos Aires inoltre ritiene di non poter fare default perché i fondi per il pagamento sono stati depositati e Griesa li ha bloccati: tecnicamente quindi, è la tesi dell'Argentina, i fondi per il pagamento ci sono ma sono altri a bloccarli. Griesa nelle ultime ore ha dato il via libera a Citigroup a pagare gli interessi sui titoli discount emessi in dollari con giurisdizione argentina, in parte nelle mani di chi ha accettato il concambio.
Domani il grande giorno per Alitalia
[Biatu cu si sapi
cacciari li muschi. Detto siciliano] Il Governo ha condiviso la posizione di
Poste sulla mid-co e la sua partecipazione nella parte nuova della mid-co. È quanto
si apprende da fonti vicine a Poste, che fanno sapere che la società pubblica è
“soddisfatta” per come è andato l'incontro di questa mattina a Palazzo Chigi. Poste,
riferiscono le stesse fonti, si augura ora che si arrivi al più presto alla
firma dell'accordo con Etihad, perché si possano mettere in pratica le
strategie di business e le sinergie già individuate nei giorni scorsi nei
colloqui tra l'ad di Poste Francesco Caio e il ceo di Etihad James Hogan. La
società pubblica si augura che la firma arrivi presto anche per poter
continuare ad occuparsi del Piano strategico e proseguire sulla linea della
quotazione. Si è riunito oggi a Palazzo Chigi, spiega la nota dell'ufficio
stampa, il tavolo convocato dal governo sul caso Alitalia alla presenza del
Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio, del Ministro
delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi, del Ministero dell'Economia
e delle Finanze e di rappresentanti degli azionisti. Durante la riunione sono
stati affrontati i temi principali ancora aperti al fine di giungere alla
chiusura della
trattativa. Si è trattato di un incontro proficuo, che
consentirà in brevissimo tempo alla compagnia italiana di formulare una
risposta all'ultima lettera di Etihad, in modo da giungere al più presto ad un
esito positivo. Si lavora per arrivare a mettere a punto una risposta ad Etihad
domani. L'aumento di capitale chiesto ai soci di Alitalia potrebbe essere
portato fino a 300 milioni dai 250 deliberati dall'assemblea di venerdì 25
luglio. Lo si apprende da fonti vicine alla trattativa. Sul fronte sindacale la Uilt attende la
convocazione ma ribadisce il proprio disaccordo sull'intesa sui tagli. Alla
fine di una giornata in cui la compagnia di Abu Dhabi è arrivata a diramare un
comunicato per rassicurare sui timori per un possibile addio (“Etihad Airways
continua a lavorare con Alitalia al fine di risolvere le questioni aperte
relative a un possibile investimento in Alitalia”), si è saputo che invece negli
Emirati c'è molta preoccupazione: il ceo di Etihad James Hogan, in una mail all'ad
di Alitalia Del Torchio si dice alquanto
preoccupato per la mancanza di “chiarezza” sulla mid-co, sulla posizione di
Poste e sulla situazione sindacale. Ma teme anche che il protrarsi del tempo
possa incidere sulla situazione patrimoniale di Alitalia. E quindi chiede di
avere rapidamente risposte. Risposte che devono arrivare il più presto
possibile perché la deadline per la firma resta il 31 luglio, ricorda il numero
uno di Etihad. Al momento “rimane un relativamente piccolo ma significativo
numero di punti da risolvere”, spiega Hogan che indica il più rilevante nella
possibilità di dotare la old Alitalia dei “soldi necessari” per metterla in
sicurezza, condizione necessaria per investire nella new Alitalia. Etihad
attende anche risposte su: controversia con Toto, conferma su discussioni e
accordo con i sindacati, e conferma del via libera preliminare dell'Ue sugli
aiuti di Stato.
lunedì 28 luglio 2014
Un advisor per la Gesap
[Megghiu abbunnari
chi scarsiari. Frase siciliana]È l'affare più importante che si sta giocando a
Palermo: la vendita, o meglio la svendita, dell´aeroporto Falcone e Borsellino.
Un affare da milioni di euro che coinvolge i principali enti della città,
Comune, Provincia e Camera di commercio, ma non solo. In ballo c´è il futuro dello
scalo di Punta Raisi: al centro la privatizzazione a breve della Gesap (la
società di gestione). Una privatizzazione
che se fatta nel 2009 poteva fare la fortuna dei pochi privati che al momento
sono azionisti della Gesap, che a costi a dir poco contenuti potevano trovarsi
proprietari di uno scalo che rispetto ai circa 60 milioni, stime del 2009, da
qui a un anno ne varrebbe sette o dieci volte di più, come dicono molti, con
una forbice che varia dai 300 ai 500 milioni di euro. Ma oggi quanto vale la
Gesap? Questo dovrà dirlo l’advisor Kpmg. L'ente che certifica i bilanci della Gesap è la Pwc. Sono stati ben dieci gli studi professionali che hanno concorso nella gara bandita dalla Gesap per la scelta dell'advisor che dovrà
fornire assistenza nella valutazione della società e nella vendita a privati
del pacchetto di maggioranza. La commissione di gara, presieduta da Massimo Abbate,
ha deciso che la Kpmg è la più idonea. Questo risultato conferma che nei mercati
finanziari la privatizzazione della Gesap - peraltro sollecitata dall'Enac come
elemento di rilancio commerciale e operativo dello scalo di Punta Raisi - è
ritenuta appetibile, e ci sono state ben dieci proposte malgrado le inchieste
sugli appalti degli ultimi anni e l'opposizione politica e sindacale alla
privatizzazione. A rendere più appetibile l'operazione è, però, il «premio» al
perfezionamento della vendita delle azioni. Se la base d'asta per la gara
dell'advisor prevede un compenso di 300 mila euro con aggiudicazione al
migliore ribasso, la cessione delle quote porterà all'advisor una percentuale
di circa il 2% del prezzo pagato. L'incontro
di oggi con Gesap (assente il Maradona dei sindacalisti non aeroportuali, che
riesce a fare discorsi di livello superiore alla media, purtroppo, per gli
altri, è laureato … aveva cose più importanti da fare) proseguirà il 25 Agosto,
i vertici della Gesap dovranno dare una
risposta definitiva su i possibili settori da gestire con personale di Gh distaccato,
intanto dopo l'atto extra giudiziario inviato per la questione sala amica, la
vicenda si sposterà in tribunale, dove il sindacato si costituirà contro la decisione
intrapresa da Gesap, che da ad esterni la sala amica. Si è discusso del premio di premio di produzione in
considerazione del fatto che il bilancio
è in attivo di Gesap, che si dovrà quantificare entro il 25/8 data di incontro,
L'azienda ha sottolineato chiaramente che gli accordi di tutela saranno
inseriti nei patti parasociali che saranno sottoscritti tra le parti dopo la
cessione delle quote nel rispetto degli impegni assunti con il sindacato.
In Svizzera ci sono più milionari che poveri
[Per
sfatare le malevole dicerie su certe, il presidente degli animalisti
italiani ha offerto un premio di 200 milioni a chi potrà dimostrare
che i corvi scrivono lettere anonime e che le talpe fanno le spie. È
vero: di simili casi non ne conosciamo. Ma di somari che fanno i
presidenti, ne conosciamo parecchi. Indro Montanelli] In
Svizzera ci sono più milionari che poveri. Il dato sorprendente
emerge da uno studio, effettuato per conto del Governo di Berna da
Felix Woiffers, presidente della Conferenza inter-cantonale degli
Affari Sociali. Ebbene, in un'intervista al quotidiano Le
Temps
di Ginevra l'alto funzionario ha dichiarato che “a fronte di 330
mila persone che dispongono di almeno un milione di franchi (820mila
euro al cambio odierno), ce ne sono 250 mila che fanno capo ai
servizi di assistenza”. Un
trend che è proseguito, negli anni successivi tanto che, se si
guardano le classifiche si nota, ad esempio, che la famiglia di
Ernesto Bertarelli, il magnate di origine italiana che ha vinto, con
Alinghi, due edizioni della Coppa America di vela, si è ritrovata,
nel 2013, con un miliardo di franchi in più, rispetto al 2012.
Analogo discorso vale per l'industriale e leader della destra
elvetica, Christoph Blocher, come pure per il Ceo di Swatch, Nick
Hayek. Di fronte a questa impressionante massa di ricchi il
presidente della Conferenza inter-cantonale degli Affari Sociali non
se la sente di condividere le critiche di coloro che denunciano
abusi, nel campo dell'assistenza. “La questione non mi tocca,
piuttosto la nostra preoccupazione è quella di continuare a
garantire un minimo vitale a tutti gli abitanti del nostro Paese”,
afferma Felix Woiffers.
Russia paghi 50 mld di dollari a Yukos
[L'agenzia
Ansa riferisce che da un sondaggio operato in Francia su un
pubblico
internazionale, risulterebbe che il maschio italiano detiene ancora il primato mondiale della seduzione. Speriamo che i giornali non riportino la notizia: gl'italiani sarebbero capaci di crederci. Indro Montanelli] La Corte permanente di arbitrato dell'Aja ha stabilito che la Federazione russa paghi 50 miliardi di dollari in danni a GML Ltd, l'azionista di maggioranza dell'ex Yukos Oil Company, nella causa di espropriazione del colosso petrolifero. Lo hanno annunciato oggi in una conferenza stampa a Londra i rappresentanti legali di GML. Secondo il Financial Times, si tratta di uno dei maggiori risarcimenti della storia ai danni di uno Stato. E come hanno sottolineato i legali di GML, ai 50 miliardi di danni si devono aggiungere spese legali per 60 milioni di dollari. La Corte dell'Aja ha stabilito che la Russia ha agito in modo illegale con l'espropriazione di Yukos, il cui azionista di maggioranza era l'oligarca decaduto Mikhail Khodorkovsky, oppositore del presidente Vladimir Putin. Secondo Emmanuel Gaillard, uno dei legali che ha seguito il caso e responsabile dello Shearman & Sterling LLP's International Arbitration Group, oltre a portare la compagnia alla bancarotta, Mosca ha venduto gli assets di Yukos a società controllate dallo Stato per ragioni politiche. La Russia utilizzerà “tutte le opzioni giuridiche a sua disposizione per difendere la propria posizione” dopo la condanna a versare 50 miliardi di dollari di risarcimento agli azionisti della ex Yukos, decisa dalla Corte dell'Aja. Lo ha affermato il ministro degli esteri Serghei Lavrov in una conferenza stampa. L'acquisto degli asset della ex Yukos da parte di Rosneft “è stato pienamente legittimo e conforme alla legislazione in vigore”. Lo ha annunciato in una nota il colosso petrolifero russo che in varie operazioni si è aggiudicato asset del gruppo liquidato. Rosneft ha aggiunto di non poter essere quindi “oggetto di alcun reclamo” . Anche Eni ed Enel, nel 2007, acquisirono alcuni asset attraverso un'asta. Entrambe le società hanno rivenduto le proprie quote nel 2013.
internazionale, risulterebbe che il maschio italiano detiene ancora il primato mondiale della seduzione. Speriamo che i giornali non riportino la notizia: gl'italiani sarebbero capaci di crederci. Indro Montanelli] La Corte permanente di arbitrato dell'Aja ha stabilito che la Federazione russa paghi 50 miliardi di dollari in danni a GML Ltd, l'azionista di maggioranza dell'ex Yukos Oil Company, nella causa di espropriazione del colosso petrolifero. Lo hanno annunciato oggi in una conferenza stampa a Londra i rappresentanti legali di GML. Secondo il Financial Times, si tratta di uno dei maggiori risarcimenti della storia ai danni di uno Stato. E come hanno sottolineato i legali di GML, ai 50 miliardi di danni si devono aggiungere spese legali per 60 milioni di dollari. La Corte dell'Aja ha stabilito che la Russia ha agito in modo illegale con l'espropriazione di Yukos, il cui azionista di maggioranza era l'oligarca decaduto Mikhail Khodorkovsky, oppositore del presidente Vladimir Putin. Secondo Emmanuel Gaillard, uno dei legali che ha seguito il caso e responsabile dello Shearman & Sterling LLP's International Arbitration Group, oltre a portare la compagnia alla bancarotta, Mosca ha venduto gli assets di Yukos a società controllate dallo Stato per ragioni politiche. La Russia utilizzerà “tutte le opzioni giuridiche a sua disposizione per difendere la propria posizione” dopo la condanna a versare 50 miliardi di dollari di risarcimento agli azionisti della ex Yukos, decisa dalla Corte dell'Aja. Lo ha affermato il ministro degli esteri Serghei Lavrov in una conferenza stampa. L'acquisto degli asset della ex Yukos da parte di Rosneft “è stato pienamente legittimo e conforme alla legislazione in vigore”. Lo ha annunciato in una nota il colosso petrolifero russo che in varie operazioni si è aggiudicato asset del gruppo liquidato. Rosneft ha aggiunto di non poter essere quindi “oggetto di alcun reclamo” . Anche Eni ed Enel, nel 2007, acquisirono alcuni asset attraverso un'asta. Entrambe le società hanno rivenduto le proprie quote nel 2013.
domenica 27 luglio 2014
Julian Assange rischia l'arresto
[Fra
gli annunci economici
di Lotta Continua, ne è comparso uno che dice: Compero a L. 100.000
una tesi di laurea, anche già presentata, purché tratti un
argomento attinente all' Inghilterra, o alla lingua, storia,
letteratura inglese. Meglio se con una impostazione femminista.
Curioso. Questi grandi rivoluzionari,
che dicono di battersi per costruire una società nuova di zecca,
quando si tratta di lauree, si contentano anche di quelle usate e di
seconda mano. Indro Montanelli] Il
mandato di arresto era stato emesso nel 2010 perché i procuratori
svedesi volevano interrogare Assange in merito alle accuse di due
donne di aver avuto rapporti sessuali consenzienti, ma durante i
quali il fondatore di WikiLeaks non avrebbe usato il condom pur su
richiesta delle due. Un comportamento che per la legge svedese può
configurarsi come stupro, seppure di una fattispecie minore. Assange
non si è mai opposto alla richiesta di essere interrogato, si è
invece opposto all'estradizione in Svezia: ma in quattro anni i
magistrati svedesi hanno sempre rifiutato la possibilità di
interrogarlo a Londra, come aveva chiesto la difesa di Assange. Il
fondatore di WikiLeaks
ha combattuto con ogni mezzo legale contro la richiesta di arresto a
scopo di estradizione perché convinto che, una volta persa la
libertà ed estradato in Svezia, potesse poi finire estradato negli
Stati Uniti e incriminato per la pubblicazione dei documenti segreti
del Pentagono e del Dipartimento di Stato. La preoccupazione si è
fatta ancora più forte dopo l'aiuto che WikiLeaks ha dato a Edward
Snowden a cercare asilo politico, dopo la rivelazione dei file sui
programmi di sorveglianza di massa della Nsa. La sentenza potrà
essere appellata dalla difesa di Julian Assange, che in ogni caso
rimane sotto la protezione dell'Ecuador, confinato nell'ambasciata di
Knightsbridge a Londra.
sabato 26 luglio 2014
I contenziosi della Gh Palermo
[Quando
il direttore di un quotidiano va in ferie , corre il rischio che
le vendite del giornale, in sua assenza, diminuiscano. Ma ne corre
uno maggiore: che aumentino. Indro Montanelli] La sentenza che
dovrebbe rendere giustizia ai 37 part-time della gh Palermo è stata
rinviata al 24 settembre. Il giudice non vuole dare una sentenza
parziale, soggetta a ricorso, ma punterebbe a una sentenza
conciliatoria, in tal caso le parti dovrebbero trovare un accordo.
Sempre il giudice ha deciso, per aiutare le parti a trovare un
accordo, che il conteggio per gli arretrati partirebbe dal 2012 e
non dal 2010. Nel giorno dell'udienza la gh Palermo aveva avanzato,
una proposta a dir poco indecente: 7 mesi a 8 ore e cinque a 4. Nel
frattempo la Marconi, sempre del gruppo Zincone, avrebbe manifestato
l'interesse per acquisire l'80% della Gh Palermo, ma al momento non
c'è niente di scritto, si tratta. La vertenza intrapresa dai 20
operatori dell'uges va avanti, e non si ferma la causa di 4 impiegati
della gh. La Gesap e i napoletani si conoscono da tanto tempo, ma i
conti non tornano. Sembrerebbe che oggi siano troppi i dipendenti Gh,
si parla, voci di corridoio, di circa 40 esuberi; a gennaio finisce
la cig volontaria per 25 lavoratori, si da per scontato che anche per
la Gh ci saranno i contratti di solidarietà. Nel 2005 Gesap
vende alla gh napoli il 49% della gesap handling con 100 uomini cui
nel 2009 si sommano 104 unità ex Alitalia (in totale 204 unità).
Nel 2011 per la mancata vendita del rimanente 51% di gesap handling
viene applicata la clausola della put option e gesap
riacquista il 49% con 280 addetti (+76 unità rispetto ai 204)
pagando circa 2.400.000 euro. Oggi, è notizia di questi giorni, la
Marconi handlind dovrebbe rilevare l'80%, per un valore, base d'asta
di un milione e 850.000 mila euro, non sono mai stato bravo in
matematica ma la settanta non “appatta”. Molto probabilmente il
28 di questo mese la Gesap annuncerà l'avvenuta cessione a Paolo
Zincone?
A Punta Raisi la crisi è sempre degli operai, Ap insegna
[Gli
uomini sono buoni con i morti quasi quanto sono cattivi con i vivi.
Indro Montanelli] Le notizie in apt a Palermo volano come gli
aeroplani. Non si capisce cosa farà AviaPartner a Palermo. I
sindacati hanno concesso tutto, anche quelli che dicevano no pur di
andare contro Matteo, poi alla fine, volontariamente, hanno detto
signorsì signore. Tamburri (Baywatch),
e Bucci(uno e trino) hanno capito che a Palermo possono fare
macelleria sociale. I sindacati anche se volessero intraprendere la
lotta, dopo alcuni giorni gli iscritti andrebbero a smentire, nei
fatti concreti, i propri rsa. AviaPartner si accontenterà degli
accordi presi con i sindacati in merito alla solidarietà? Chi può
saperlo? Probabilmente prima aprirà la mobilità per circa 20
unità (Ap ha sempre detto che ci sono troppo capi turno, quarti e
quinti livelli) e poi riprenderà il discorso della solidarietà
e,visto che parlavamo di macelleria, ci potremmo mettere anche lo
spezzato. Probabilmente, ma è solo una supposizione, se ci saranno
compagnie di linea nuove, o tolte alla gh, saranno annunciate dopo
gennaio.
La guerra dei sindacati in Alitalia
[Bisogna prima
masticari feli, cui voli ddoppu agghiuttiri meli. Frase siciliana] L'assemblea
dell'Alitalia ha approvato il bilancio 2013 e l'aumento di capitale. Lo ha
detto un azionista uscendo dall'assemblea che è durata oltre 5 ore. Nei
prossimi giorni ci saranno incontri con i sindacati per arrivare alla “pace
sociale”, ovvero al consenso unitario di tutte le sigle sindacali sugli accordi
per il taglio del costo del lavoro in Alitalia. Lo ha detto l'amministratore
delegato della compagnia, Gabriele Del Torchio, al termine dell'assemblea di
oggi. “Ci sono
ancora alcuni passaggi da espletare - ha detto Del Torchio -.
Auspico che tutti i sindacati firmino, per assicurare un clima di pace sociale
e collaborazione. Penso che già nei prossimi giorni ci sia qualche incontro e
credo che prevarrà il senso di responsabilità”. Alla domanda poi se si
aspettasse l'approvazione del contratto con Etihad già dall'assemblea di oggi,
Del Torchio ha risposto “no”. Con Poste si sta ancora ragionando. Lo ha detto
l'amministratore delegato dell'Alitalia, Gabriele Del Torchio, al termine
dell'assemblea che ha deliberato un aumento di capitale da 250 milioni. “Ci
stiamo ragionando - ha detto Del Torchio parlando di Poste -. Ho letto
dichiarazioni interessanti e importanti. Abbiamo incontrato i loro Advisor,
legali e manager. Spero che tra poco arrivino buone notizie”. Per superare il
nodo Poste nell'operazione Alitalia-Etihad si starebbe studiando anche
l'ipotesi di andare avanti senza la partecipazione della società pubblica. Lo
riferiscono fonti vicine al dossier, spiegando che se Poste pone condizioni
così complesse che non si riescono a soddisfare bisogna trovare un'alternativa.
Non è stato raggiunto il quorum al referendum sui tagli al costo del lavoro in
Alitalia: hanno votato 3.500 su 13.200 lavoratori. La Uilt dice che così
l'accordo non è valido e chiede una nuova intesa, mentre Cgil, Cisl e Ugl
sostengono che trattandosi di un referendum abrogativo, resta la validità degli
accordi. “Abbiamo chiesto ai lavoratori e ai sindacati grande responsabilità ma
i sindacati discutono su chi ha più iscritti, non sapendo che la prospettiva:
futuro o baratro”, afferma il ministro Lupi.
L'assemblea degli azionisti della compagnia è chiamata ad approvare il
bilancio 2013 e l'aumento di capitale. Etihad nega di aver posto un ultimatum
alla compagnia per chiudere l'accordo entro il 28 luglio. Ma anche questa
volta, come già nel cda del 13 giugno, nella nota diffusa al termine della
riunione non vengono comunicati i risultati. Secondo le indiscrezioni che
circolano, la perdita netta si aggirerebbe intorno ai 569 milioni. Alitalia
evidenzia come “la coesione e la condivisione delle scelte da parte di tutte le
sigle sindacali siano essenziali per il completamento con successo delle intese
con Etihad”. Lo afferma Alitalia in una nota. Alitalia, si legge nella nota, “ha
appreso, con comunicazione delle organizzazioni sindacali, i risultati del
referendum sugli accordi aziendali del 16-17 luglio scorso promosso dalla
Uiltrasporti, che indicano 3.555 votanti su una popolazione aziendale di 13.190
unità, pari al 26,95%”. “Va comunque segnalato come l'85% di coloro che hanno
votato abbia espresso un consenso esplicito agli accordi. Ciò - prosegue la
nota - a dimostrazione di quanto il personale della società, compresi i
dirigenti che già dal mese di marzo hanno volontariamente offerto un contributo
di solidarietà, stia comprendendo l'importanza cruciale del momento aziendale e
dei passi decisivi da adottare per garantire il futuro”.
mercoledì 23 luglio 2014
Israele apre aeroporto Neghev
[A tutti cosi cci
voli la sorti. Frase siciliana] Il ministro dei trasporti israeliano Israel
Katz ha annunciato l'apertura immediata dell'aeroporto Uvda nel Neghev per
quelle compagnie che vogliano scegliere questo scalo. L'aeroporto Ben Gurion di
Tel Aviv resta aperto. L’offensiva contro i terroristi continua. Hamas è pronta
ad accettare una tregua umanitaria a Gaza. Lo afferma il leader di Hamas,
Khaled Meshaal, dal Qatar, citato dai media israeliani. Secondo la France
Presse tuttavia Meshaal pone come condizione la rimozione del blocco israeliano
della Striscia. Netanyahu, inchiesta Onu è una parodia. “La decisione del Consiglio Onu per i diritti
umani è una parodia e dovrebbe essere rigettata da ogni persona decente ovunque”.
Così Benyamin Netantyahu - tramite il suo ufficio - commenta la decisione
dell'agenzia Onu di chiedere una commissione di inchiesta sulle violazioni a
Gaza. “Dovrebbe piuttosto investigare - ha aggiunto - su Hamas”. “Oltre 600
civili sono stati uccisi, e questo è inaccettabile. Per questo ho parlato a
entrambe le parti perché sia posto fine ai combattimenti”. Lo ha detto il
segretario generale dell'Onu oggi pomeriggio ad Amman sulle violenze a Gaza.
"Chiedo ad entrambe le parti di fermare i combattimenti ora”, ha aggiunto
Ban. Il bilancio delle vittime continua a salire: 682 morti e 4250 feriti sono
il bilancio aggiornato delle vittime palestinesi colpite dal fuoco israeliano
nei combattimenti a Gaza secondo la agenzia di stampa palestinese al-Ray,
vicina a Hamas. Stop ai voli su Tel Aviv. Dopo che un razzo lanciato dai
palestinesi è caduto non lontano dall'aeroporto Ben Gurion, le maggiori
compagnie aeree americane ed europee hanno deciso di cancellare i voli da e per
Israele. In particolare, negli Usa la Federal Aviation Administration ha
vietato i voli per 24 ore a Delta, Us Airways e United Airlines. In Europa, Air
France e Klm hanno cancellato i voli “fino a nuove comunicazioni” e Lufthansa
li ha fermati per 72 ore. Alitalia ha cancellato i voli previsti per la notte
appena passata, mentre quello di stamattina dovrebbe essere posticipato alle
19. Anche easyJet, a seguito della decisione della Faa, ha sospeso i propri
voli su Tel Aviv per 24 ore, riservandosi poi di rivedere le proprie
operazioni, da domani, giorno per giorno in base alle indicazioni delle
autorità rilevanti. Anche Vueling smette temporaneamente di volare a Tel Aviv “seguirà
attentamente la situazione e riprenderà la sua attività quando le condizioni di
piena sicurezza lo permetteranno”. Intanto, l'agenzia per la sicurezza al volo
europea (Easa) ha comunque emesso un bollettino in cui “raccomanda con forza”
alle compagnie aeree europee di evitare, fino a nuovo ordine, l'aeroporto di
Tel Aviv.
Cancellazione voli Ten Airways
[Cui mancia, fa
muddichi. Frase siciliana] La Trawelfly comunica che, “nell'ambito delle
proprie attività, sin dallo scorso 27 febbraio” ha acquisito “la disponibilità
in via contrattuale, per uso esclusivo di un aeromobile MD80 (ex flotta
Alitalia) operato dalla compagnia aerea Ten Airways. La compagnia aerea Ten
Airways ha deciso, giovedì scorso, senza motivazione, senza preavviso e con
effetto immediato, di cancellare unilateralmente le attività definite
contrattualmente con Trawelfly e da quest'ultima, peraltro, già regolarmente
pagate. Detta decisione è stata subito riferita da Trawelfly ad Enac per le
azioni del caso - si legge nella nota -. In considerazione delle poche ore a
disposizione per la “riprotezione dei passeggeri” e della scarsità di
aeromobili sostitutivi disponibili sul mercato nell'attuale periodo di picco
stagionale, la Trawelfly è stata in grado di offrire delle soluzioni
alternative di volo a circa il 50% dei passeggeri prenotati per lo scorso
weekend, mentre altri passeggeri hanno trovato, autonomamente, soluzioni
alternative con altri vettori più confacenti alle loro esigenze. Per quanto
attiene i programmi di volo delle prossime settimane, sin dalla giornata di
domani, Trawelfly ha identificato e definito un programma di voli che
sostituisce la gran parte delle attività originariamente programmate con Ten
Airways, fornendo così a gran parte dei propri passeggeri una soluzione
alternativa, anche se con orari e giorni di operatività parzialmente diversi
dai programmi precedenti. I clienti che decideranno di non fruire - da oggi
alla fine della stagione estiva - dei voli "riprogrammati" potranno
richiedere il rimborso direttamente a Trawelfly. I passeggeri che hanno invece
subito le cancellazioni “non riprotette” dello scorso weekend, dovranno
rivolgersi direttamente a Ten Airways (denisa.lazar@tenairways.com;
catalin.ilie@tenairways.com). Trawelfly supporterà i suoi clienti nel percorso
di recupero delle somme dovute da Ten Airways attraverso il proprio customer
care e call centre al numero 02.39192586”. Trawelfly si scusa “con la clientela che ha
subito disagi in merito all'evento sopra riportato, che si è verificato
purtroppo in un periodo certamente non facile per la gestione degli imprevisti”.
Sea, indagine Ue su Airport Handling
[La natura sa come morire, ma gli esseri umani sanno soprattutto come uccidere, e questo equivale al fallimento della loro ecologia. Robert Pogue Harrison] “Sono molto
dispiaciuto e non condivido il deferimento dell'Italia alla Corte di giustizia
europea voluto dalla Commissione di Bruxelles sul caso di Sea Handling”. Lo
afferma il ministro delle Infarstrutture e Trasporti, Maurizio Lupi, in una
nota. “La società e il Comune di Milano - aggiunge Lupi -
avevano ottemperato a
tutte le richieste della Commissione, e il ministero aveva fornito tutti i
chiarimenti in merito. Difenderemo con forza davanti alla Corte europea le
ragioni di Sea, del Comune di Milano e del Governo italiano”. Una nuova mazzata
rischia di abbattersi su Sea. Proprio nei giorni in cui la società di gestione
degli aeroporti milanesi sembrava vicina a trovare una soluzione per salvare il
posto dei 2.200 lavoratori della controllata Sea Handling, operativa nei
servizi di terra quali il check in e la movimentazione dei bagagli. La
Commissione Ue ha infatti aperto un’indagine per verificare se si nascondano
aiuti di Stato dietro la costituzione della nuova Airport Handling. Una beffa,
visto che la sua nascita è stata resa necessaria proprio da una precedente
decisione dell’Ue. Che a fine 2012 aveva giudicato come aiuti i finanziamenti
garantiti in passato a Sea Handling dalla capogruppo Sea, società mista
pubblico-privata con il comune di Milano come socio di maggioranza oggi al
54,8% e il fondo F2i di Vito Gamberale primo socio privato. Al centro delle
valutazioni della Commissione sono finiti i 25 milioni di euro che nei piani di
Sea dovranno essere versati a Airport Handling per garantire il pagamento dei
primi mesi di stipendi e l’acquisto da Sea Handling dei mezzi necessari per
svolgere le attività aeroportuali di terra. Il sospetto infatti è che
l’ampiezza delle attività trasferite, il prezzo degli asset, l’identità
dell’unico azionista (ancora una volta Sea), la tempistica e la logica
economica dell’operazione siano tutti segnali indicativi di una sola cosa: che
Airport Handling è di fatto successore diretto di Sea Handling e che tra le due
società non c’è “genuina discontinuità economica”. In questo caso non verrebbe
sanato l’obbligo di restituzione dei 360 milioni più interessi, che andrebbe
invece a ricadere sulla nuova Airport Handling. Mentre le autorità italiane
ritengono che in questa operazione Sea si sia comportata come un qualunque
investitore privato, “la Commissione – si legge nella nota diffusa da Bruxelles
– dubita che un investitore che opera sui mercati avrebbe investito in un
simile progetto, dato il possibile trasferimento dell’obbligo di recupero degli
aiuti e la mancanza di robustezza delle proiezioni del business plan connesso
alla iniezione di capitale di Sea”. “A
questo punto sembra di essere di fronte ad un vero e proprio accanimento. Il deferimento
non mi pare motivato”. Lo afferma in una nota il presidente di Sea, Pietro
Modiano in merito al deferimento dell'Italia alla Corte di giustizia europea
sul tema Sea Handling . “Ricordo - aggiunge Modiano - che il rimborso dei
presunti aiuti di stato può avvenire o per cassa o per estinzione del soggetto
che li avrebbe percepiti. Ebbene, Sea Handling è in liquidazione dal 1* luglio,
il 1* settembre cesserà di operare e
dopo pochi mesi sarà estinta. Quanto ad Airport Handling, lo abbiamo affermato
più volte: nessuna continuità con Sea Handling nel pieno rispetto dei criteri
comunitari. Lo dimostreremo con chiarezza e pazienza in tute le sedi. È un grande progetto e lo porteremo avanti con
decisione e serenità”.
I MILLE PRESIDI LOCALI DELL’ESPRESSO
[L’amore vigoreggia di più con lo stimolo dell’attesa che l’anestetico
della memoria. Helen Rowland] Il Gruppo L'Espresso ha chiuso il primo semestre
con un utile leggermente in rialzo, a 3,8 milioni, sostanzialmente in linea con
quello realizzato nello stesso periodo dello scorso anno. Bene anche
l'indebitamento finanziario netto consolidato, pari a 66,8 milioni al 30
giugno, in ulteriore riduzione rispetto ai 73,5 milioni di fine 2013 e agli
86,1 milioni al 30 giugno 2013. L'avanzo finanziario del periodo è stato di 6,7
milioni di euro. In tale conteso, i ricavi netti consolidati, pari a 332,5
milioni, hanno registrato un calo del 10% su base annua, con i ricavi
pubblicitari scesi complessivamente del 7,8%. Esuberi di personale che
riguardano tutti i gruppi. Anche L’Espresso di Carlo De Benedetti, mentre il
sindacato dei giornalisti della società editrice di Repubblica da mesi tuona
contro l’azienda accusandola di “non proporre alcun progetto di sviluppo, ma
solo di continuare a operare tagli di spesa”. E nelle ultime settimane ha
alzato il tiro invitando a più riprese “alla coerenza l’editore Carlo de
Benedetti che, in un recente editoriale sul Sole 24 Ore, ha dichiarato testualmente:
“è la creazione di lavoro la priorità che abbiamo davanti. Sarebbero guai se
pensassimo che competitività e produzione si difendono con un’anacronistica
battaglia sulla riduzione dei costi. Pertanto, invece che ricorrere a tagli
indiscriminati, l’azienda punti a valorizzare le risorse umane nell’ambito
delle varie attività editoriali (carta, web, radio, tv) in cui è impegnata con
grande successo, comprovato anche dai bilanci”. Del resto i sindacati sanno
bene come il Gruppo Editoriale L’Espresso sia un tassello importante negli
affari di famiglia che ruotano attorno a Cir e
Cofide dove si intrecciano interessi negli immobili, nella sanità con
Kos e nell’energia con Sorgenia. Cir e Verbund hanno annunciato il
raggiungimento di un accordo tra soci e banche creditrici di Sorgenia per la
ristrutturazione del debito della società. È quanto si legge in una nota, dove si
sottolinea che contestualmente Sorgenia ha sottoscritto un accordo di moratoria
(standstill) con gli stessi istituti finanziatori. Il comunicato sottolinea che
il processo di ristrutturazione seguirà la procedura ex articolo 182 bis e
prevede un aumento di capitale da 400 milioni, al quale non parteciperanno gli
attuali azionisti, ma sarà interamente sottoscritto dalle banche attraverso la
conversione di crediti nel capitale della società. È inoltre prevista la conversione di 200 milioni
di crediti delle banche in un prestito convertendo. Terminata l'operazione,
Cir, Sorgenia Holding e Verbund non deterranno più azioni di Sorgenia,
sottolinea il comunicato. La conclusione dell'operazione è prevista per fine
anno. Non a caso non sono mai andate a buon fine le pressioni del figlio
Rodolfo per ridurre l’esposizione sui media del gruppo che nella carta stampata
oltre che su Repubblica e L’Espresso può contare su una miriade di giornali
locali che non ha uguali nel panorama italiano: dal Corriere delle Alpi, alla
Città di Salerno, passando per Il Piccolo di Trieste, la Gazzetta di Mantova,
Il Tirreno e La nuova Sardegna, per un totale di 18 testate in 10 regioni.
La Uil contro il referendum farsa in Alitalia
[Addiccari e
disdiccari su du guai. Frase siciliana] Si allarga la spaccatura tra i
sindacati sull'Alitalia. A due giorni dall'assemblea dei soci che dovrebbe
approvare il contratto di accordo con Etihad, i sindacati si dividono anche
sulla data del referendum tra i lavoratori dell'azienda sull'accordo su
integrativo aziendale che contiene l'accordo sul contributo del lavoro,
necessario all'Alitalia per proseguire in attesa dell'efficacia dell'alleanza con
la compagnia emiratina. Questa mattina, in una nota, Filt Cgil, Fit Cisl e Ugl,
ovvero le sigle firmatarie del nuovo contratto
nazionale e dell'accordo sul
taglio del costo del lavoro, hanno annunciato “per fare chiarezza” l'avvio del
referendum a partire da oggi fino a venerdì mattina, in concomitanza con
l'avvio dell'assemblea dei soci della compagnia. Secondo Filt Cgil, Fit Cisl e
Ugl “gli accordi sottoposti a referendum, sofferti e impegnativi per il lavoro,
sono uno degli elementi indispensabili per scongiurare il fallimento di
Alitalia e conseguentemente il fallimento dell'operazione di ingresso di
Etihad. L'accordo sul costo del lavoro - spiegano - dura sei mesi e si
concluderà, quando sarà già costituita la nuova azienda, a seguito dell'accordo
con Etihad ed il rinnovo del ccnl del Trasporto Aereo, che sarà applicato dalla
nuova Alitalia, garantisce gli aumenti contrattuali e stabilita nei trattamenti
economici e normativi dopo il passaggio di azienda”. La risposta della Uilt,
che non ha firmato le intese, non si è fatta attendere e con una lettera
indirizzata
direttamente ai dipendenti della compagnia ha bollato come “farsa”
il referendum delle altre sigle sindacali per il breve preavviso che né è stato
dato e per i tempi “limitatissimi” della consultazione che escluderebbero la
gran parte dei lavoratori turnisti e fuori sede. Per questo la Uilt ha
annunciato un proprio referendum a partire dal 28 luglio, fino al primo agosto
prossimi invitando “i lavoratori tutti a non partecipare a questo referendum
farsa” e annunciando che “vigilerà con
attenzione partecipando con propri scrutatori ai seggi per verificare la
correttezza delle operazioni”. Il referendum tra i lavoratori di Alitalia per
l'accordo sui tagli al costo del lavoro si terrà dalle ore 16 di oggi fino alle
ore 8 di venerdì 25 luglio. Il referendum che scatta oggi è sull'accordo su
integrativo aziendale che contiene l'accordo sul contributo del lavoro. “Nonostante
la validità degli accordi su integrativo aziendale e contratto collettivo del
trasporto aereo sezione vettori, in quanto sottoscritti da un insieme di
sindacati che rappresentano molto più del 50% dei lavoratori di Alitalia, la
Uiltrasporti che non ha firmato gli accordi ha chiesto il referendum in azienda
sulla base del testo unico del 10 gennaio del 2014. Inoltre - proseguono le tre
sigle sindacali - l'amministratore delegato Del Torchio, in risposta alla
richiesta Uil, ha confermato la drammaticità della situazione dell'azienda che
il 25 deve affrontare l'ultima prova decisiva per evitare il fallimento e per
poter avviare a buon fine l'accordo con Etihad e nessuna delle due condizioni
si potrà realizzare in mancanza dell'accordo sindacale”. Nell'ipotesi che le
Poste non entrino nella partita Alitalia “è escluso assolutamente” un ulteriore
impegno degli istituti di credito”. Così il presidente del cdg di Intesa, Gian
Maria Gros Pietro a margine dell'inaugurazione della Brebemi. “Le banche hanno
fatto quello che dovevano fare” aggiunge. Gros Pietro sottolinea quindi che “è
importante che gli altri facciano quello che spetta loro fare in modo che ci
sia un avvenire industriale che quello sì, è attraente. Con l'alleanza con
Etihad, Alitalia diventa un vettore importante per il turismo e viaggi d'affari”.
Il presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo rileva poi: “noi
speriamo che tutti gli elementi che servono a questo accordo industriale vadano
al loro posto e che il piano industriale funzioni così come è stato concepito.
La nostra parte - ribadisce - l'abbiamo fatta”.
martedì 22 luglio 2014
Alitalia-Etihad: Poste terzo incomodo?
[A dannu fattu lu passu è chiusu. Detto siciliano]Le
condizioni di Poste per un nuovo impegno finanziario in Alitalia potrebbero
mettere in discussione l'intera operazione con Etihad. Banche e azionisti della
compagnia italiana sono rimaste di stucco di fronte ai “paletti” con cui la
società guidata da Francesco Caio ha accettato di partecipare all'equity
committment. Poste, secondo azionista di Alitalia con il 19,48%, avrebbe
chiesto tra le altre condizioni quella di versare i 40 milioni nella newco
anziché nella old company: questo muterebbe l'assetto della nuova Alitalia, con
i soci che passerebbero da due a tre: Cai (46%), Poste (5%) ed Etihad con il
49%.
Cambiare le carte in tavola a
questo punto dell'operazione, sostengono fonti vicine al dossier, rischia di
vanificare gli sforzi fatti fino ad ora. E creerebbe una situazione di soci di
serie A e soci di serie B. Inoltre, arrivati a questo punto non ci sarebbero
molti margini per riaprire la trattativa: anche perché le carte relative
all'operazione, sulla base degli accordi raggiunti fino ad ora, infatti, sono
già state inviate all'Ue per accelerare l'istruttoria. Intanto venerdì 25 luglio è fissata
l'assemblea dei soci che dovrebbe deliberare il nuovo impegno finanziario da
circa 200 milioni a garanzia di eventuali perdite e contenziosi. E in settimana
potrebbe essere convocato un consiglio di amministrazione della compagnia per
varare l'aumento di capitale e forse anche per l'approvazione del testo del
contratto tra Alitalia ed Etihad. Contratto che, come annunciato dal ceo di
Etihad Hogan, verrà firmato entro fine mese. Non è escluso forse già entro
questa settimana.
“Poste
Italiane ha annunciato di aver deciso di partecipare alla nuova Alitalia, così
come si sta configurando nell'accordo con Etihad Airways. Poste Italiane, che
nell'Alitalia attuale (Cai dei cosiddetti capitani coraggiosi) ha quasi il 20%
di azioni, nell'assemblea degli azionisti che si terrà fra qualche giorno, in
cui dovrà essere approvato un bilancio in perdita di quasi 569 milioni,
dovrebbe impegnarsi per una quota di 40 milioni a saldare i debiti, condizione
stabilita da Etihad per entrare col 49% di capitale (560 milioni) gestendo
tutta l'attività di volo, mentre il 51% resterebbe a Cai trasformata in holding
di partecipazioni. I vantaggi che Poste trarrebbe sarebbero “Nell'area della
logistica, delle tecnologie IT, delle carte e dei sistemi di pagamento, della
distribuzione di servizi a famiglie e imprese”, tra questi vantaggi anche la
vendita di biglietti Alitalia ai loro sportelli. Poste Italiane, lo scorso dicembre aveva
versato 75 milioni in Alitalia/Cai, tutti già bruciati nelle perdite. La
presenza di Etihad dovrebbe farci pensare che questa volta i soldi di Poste
Italiane saranno investiti bene e non come nel caso dei Cai/capitani
coraggiosi? Non lo sappiamo. Ma sappiamo
solo che continuiamo a vivere in un Paese che dice di essere ed andare nel
libero mercato, mentre gli utili di aziende di capitale pubblico vengono investiti
in percorsi che di per sè non sarebbero contestabili viste le prospettive, ma
visti i trascorsi.... Inoltre ci poniamo, da utenti spesso obbligati dei
servizi di Poste Italiane, una domanda: cosa ne pensano coloro che trascorrono
ore ed ore negli uffici postali per spedire un bollettino di cc o una
raccomandata o un pacco, o per farlo si devono sobbarcare spostamenti sempre
maggiori, in città sempre più intasate dal traffico e con mezzi pubblici
talvolta da incubo, vista la moria in corso di uffici postali e la diminuzione
del personale addetto? Domanda che sembra ci poniamo solo noi....Vincenzo
Donvito, presidente Aduc, Associazione per i diritti degli utenti e consumatori”.
Blu-express collegherà Tirana con Ancona

Apt Firenze e il nuovo piano industriale
[Dio duna e Dio leva. Frase siciliana] Per l'aeroporto di
Firenze “noi abbiamo fatto la variante, aspettiamo il piano industriale”. Lo ha
detto il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, parlando con i
giornalisti a margine di un convegno a Firenze. “Mi sembra - ha aggiunto - che
queste polemiche sulle lunghezze della pista appartengano al passato. Abbiamo
fatto una svolta decisiva, la Toscana ha un sistema aeroportuale moderno,
integrato. Si utilizzerà l'aeroporto di Firenze per quello che potrà essere
utilizzato nel rispetto dell'ambiente e della sicurezza e di Pisa per tutte le
sue potenzialità”. Sulla pista dell'Aeroporto di Firenze “la parola finale è
nelle mani di Enac”. Così il viceministro alle Infrastrutture Riccardo Nencini,
parlando con i giornalisti a margine di un convegno a Firenze. “Il Consiglio
regionale della Toscana - ha ricordato - ha fatto bene il suo mestiere; ha
scritto 2.000 metri, la parola finale è nelle mani di Enac. L'obiettivo
fondamentale è che non si disperdano passeggeri in altre regioni, che ci sia
una struttura aeroportuale toscana, fiorentino-pisana, tale da consentirci di trattenere quei
12-13 mln di passeggeri le cui previsioni riguardano solo Firenze e Pisa”.
sabato 19 luglio 2014
Disfatta AviaPartner a Punta Raisi
[Il
sapere e la ragione parlano, l'ignoranza e il torto urlano. Indro
Montanelli] Mentre mi trovo a Firenze vengo a sapere dai miei
colleghi che Ap avrebbe dato in sub appalto le pulizie dei vettori
gestiti il venerdì e non solo alla concorrente Gh Palermo. Ma come
invece di prendere vettori, togliendoli al concorrente, si chiede
aiuto al “nemico”. Resto senza parole, a ottobre daremo i pochi
voli che resteranno a Gh Palermo? A questo punto mi aspetto di tutto.
Se le pulizie vengono fatte male chi ne risponde? Ap o GhP? L'azienda
ha chiesto agli operai cassa integrazione, solidarietà, monte ore,
ferie da smaltire e spezzato … tutto è stato concesso dai
sindacati adesso pure la disfatta. Nemmeno l'onore delle armi ci
viene concesso ...
easyJet cerca personale
[Gli
uomini sono
buoni con i morti quasi quanto sono cattivi con i vivi. Indro
Montanelli] easyJet lancia oggi il progetto di assunzioni per
la selezione di oltre 100 tra piloti, assistenti di volo e personale
di terra che andranno a potenziare l'organico della base di Napoli,
inaugurata lo scorso 27 marzo.
Si conferma così il piano di
espansione della compagnia in Italia e in particolare a Napoli in cui
quest’estate verranno operati fino a 292 voli a settimana verso 22
destinazioni. È stata la prima compagnia low-cost a volare
dall’aeroporto di Capodichino nel 2000 e ha successivamente
investito regolarmente nello scalo, arrivando ad aprire la propria
terza base italiana e diventando la prima
compagnia per numero di
passeggeri trasportati (1,6 milioni nel 2013).
Nel primo anno
di operatività della base, il vettore stima di trasportare 2 milioni
di passeggeri, favorendo lo sviluppo del turismo,un fattore-chiave
per l’economia locale.
La compagnia impiega attualmente in
Italia circa 1000 persone, ovviamente tutte assunte con contratti
italiani: il potenziamento della base di Napoli, oltre al beneficio
legato alle assunzioni dirette, comporterà anche una significativa
ricaduta positiva nell’indotto, non solo per il mercato locale ma
anche per il resto del Paese, in cui easyJet sta aumentando del 9%
l’investimento per la stagione estiva, con 158 destinazioni
servite.
L’Italia è un mercato-chiave per il vettore, Paese
in cui la compagnia ha trasportato 13,4 milioni di passeggeri
nell’anno fiscale 2013. Oltre a Napoli, dispone di altre 2 basi in
Italia, Milano-Malpensa e Roma-Fiumicino, dove la compagnia è il
primo e il secondo operatore, con una flotta complessiva di 27
aeromobili.
Intanto la compagnia ha annunciato l’apertura di due
nuove basi: Amsterdam (Olanda) e Porto (Portogallo), rispettivamente
25esima e 26esima, nella primavera del 2015, con tre aerei A-320
ciascuno basati sia su Schipol che su Porto Francisco de Sá
Carneiro.
EasyJet non vuole gli esuberi Alitalia
[Il
pubblico è il mio padrone. Indro Montanelli] Via
libera di Poste Italiane all'alleanza tra Alitalia e Etihad. Lo
comunica la società guidata da Francesco Caio dopo aver “concluso
positivamente la valutazione della partecipazione all'operazione
Alitalia-Etihad”. Ma
la via di uscita, secondo quanto ricostruito da Il
Sole 24 Ore,
potrebbe essere una richiesta di maggiore impegno ai piccoli soci
privati. A partire dal presidente dell'Atalanta che in dicembre ha
acquistato il 3,9%della compagnia per 15 milioni di euro. Questa
scorciatoia, però, di fatto chiama in causa nuovamente la banca
creditrice e principale azionista del vettore, Intesa Sanpaolo.
Perché a finanziare Percassi, anche per
quell’investimento, è
stato proprio l’istituto guidato da
Carlo
Messina. Il secondo candidato sarebbe invece, secondo il
quotidiano di Confindustria, l’industriale Davide Maccagnani, già
proprietario di una fabbrica di esplosivi, socio della Cai con il
3,69% dopo l’ultima ricapitalizzazione. E il 25 luglio i soci, in
prima fila proprio Intesa e Unicredit (che ha il 13%), saranno
chiamati a votare la proposta di aumento di capitale per 200-250
milioni. La cassa, che fa capo per l'80%al ministero del tesoro
da la propria disponibilità a comprare le quote in pancia alle
banche. Il tutto solo a valle del risanamento della compagnia, visto
che la Cdp è obbligata per legge a investire solo in aziende in
utile. Dettagli: quel che è certo è che si tratterebbe
dell’ennesimo ritorno dello Stato nel capitale del vettore di
bandiera. Con i soldi dei risparmiatori. Intanto però l’accordo
raggiunto sugli esuberi, che prevede il ricollogamento in altre
aziende di 1021 lovoratori con l'intervento del governo, non manca
di suscitare maldipancia tra i vertici dei gruppi “invitati” ad
accollarsi una quota degli ex dipendenti Alitalia. “Impensabile
prevedere un obbligo del genere da parte nostra”, ha fatto sapere
Frances Ouseley, direttore per l’Italia di
easyJet,
commentando le affermazioni di Vito Riggio, presidente dell’Enac
(l’Ente nazionale per l’aviazione civile), secondo
il quale le compagnie aeree che operano in Italia dovrebbero essere
“obbligate a pescare” nella lista degli esuberi per le loro
assunzioni future. “Sbalorditivo dovere constatare quanto
affermazioni del genere siano lontane e contrarie ad ogni principio
di libera impresa”. Secondo Ouseley questo volere “socializzare
le perdite di Alitalia non fa bene né alle compagnie aeree né ai
consumatori”. Tutto questo “è
sintomatico di una mentalità che
continua a favorire soggetti che non generano profitti” e easyjet,
che impiega in Italia circa 1.000 persone, non “rinuncerà mai ai
suoi processi di selezione, che prevedono certi requisiti, ai quali
chiunque può partecipare”.
Il
presidente dell'Enac, Vito Riggio, in una nota, si dice sbalordito
dalle dichiarazioni di esyJet, che giudica un atteggiamento
antimercato quello di prevedere un obbligo di riassorbimento degli
esuberi dell'Alitalia. “Sbalorditiva - afferma Riggio - è
l'ipotesi di attribuire a me un atteggiamento anti mercato e anti
libera concorrenza. Non capisco perchè professionalità certificate
e di ottimo livello internazionale non possano essere selezionate con
i propri criteri da compagnie che ormai operano stabilmente nel
mercato italiano, fermo restando la loro libertà di scelta, che
nessuno ha mai inteso negare, ma anche un qualche obbligo di
solidarietà nei confronti di un Paese come il nostro, sempre aperto
alla concorrenza, e dell'intero settore aereo nazionale che ha anche
un patrimonio di professionalità da valorizzare”.
Un
altro velato attacco, per quanto ammorbidito dall’affermazione che
“Etihad può rappresentare l’inizio di un nuovo capitolo per
Alitalia”, arriva da Willie Walsh, ceo di Iag, che riunisce
British
Airways, Iberia e Vueling. Il manager, che nel 2013 ha denunciato
come l'ingresso di poste nel vettore configurasse un aiuto di Stato,
intervistato dal Sole
dice infatti di sperare che “la Commissione voglia valutare”
quell’operazione. Come in effetti ha già annunciato di voler fare.
E, alla domanda se la compagnia araba possa riportare Alitalia in
utile, risponde secco: “Dipende se la società saprà cambiare: non
fa profitti solo per il modo in cui è gestita. Non basta questo
investimento per cambiare il corso di Alitalia”.venerdì 18 luglio 2014
Apple rilascia l'elenco delle richieste governative
[Detestare
lo spirito o, viceversa, considerarlo troppo: ecco due cose che un
principe deve evitare. Montesquieu] DOPO Google e Microsoft anche
Apple pubblica un chiarimento in merito alle richieste dei governi
mondiali riguardanti il Datagate. L'azienda di Cupertino ha condiviso
sul suo sito un documento e una tabella in cui vengono enumerate le
richieste governative mondiali e il dettaglio sulle risposte e sui
dati forniti, paese per paese, specificando che ha condiviso solo le
informazioni legalmente autorizzate a diffondere.Per quanto riguarda
gli Stati Uniti le richieste di informazioni del governo sono
contenute in un “range” che va da mille a duemila, mentre da
duemila a tremila quelle sui singoli account. Per l'Italia, il numero
di richieste è stato di 60 per un totale di 76 account; a 18 delle
richieste Apple ha risposto, mentre in 34 casi ha
I cosacchi a Palermo
[Il
sapere e la ragione parlano, l'ignoranza e il torto urlano. Indro
Montanelli] Gli
interessi russi in Sicilia sono diventati ragguardevoli ed occupano
un posto di rilievo importante relazioni di affari fra la Russia e
l’Italia. È recente l’acquisto da parte della Lukoil della
raffineria di Priolo del Gruppo Garrone, che aveva già inglobato la
raffineria dell’Agip (insieme hanno lavorato nel 2012 ben 15
milioni di tonnellate di prodotto). Ed è proprio grazie alla
esportazione di prodotti petroliferi raffinati che la Sicilia nel
2012 ha fatto registrare il maggiore incremento delle esportazioni
all’estero, + 22%. Di questo vorticoso giro di capitali l’Isola
non ha tratto alcun vantaggio: il mantenimento dei livelli
occupazionali è stato “pagato” con l’inquinamento ambientale.
Siracusa è stata nel 2012 la città italiana con il più alto indice
di esportazione. È bene inoltre ricordare che la Lukoil ha
comprato, sempre dai Garrone, la rete di distribuzione ERG e, per
quanto ci è dato sapere, è molto soddisfatta. Prescindendo comunque
dalla operazione Lukoil, il governo russo è particolarmente
interessato a potenziare i rapporti con la Sicilia. Nel 2012 i russi
hanno donato un busto di bronzo dello Zar Nicola II alla città di
Taormina in ricordo dell’aiuto che le navi russe presenti in
Sicilia diedero ai messinesi in occasione del terremoto del 1908. Due
aerei affollati di dignitari e operatori russi e preti ortodossi sono
atterrati a Catania per partecipare alla cerimonia e benedire il
busto .Grande interesse è stato manifestato da operatori russi nel
settore del turismo. I russi avevano firmato nel 2012 un accordo con
compagnia aerea siciliana WindJet per poter istituire dei voli a
cadenza settimanale. Sembra siano stati cancellati ben 3000
prenotazioni a seguito del fallimento della compagnia aerea. Si
stanno potenziando intanto i contatti commerciali tra operatori russi
e siciliani.
Ci
sono altri settori strategici su cui sono possibili partenariati e
scambi con vantaggio reciproco. Ci sono state manifestazioni
d’interesse per lo scalo marittimo di Augusta. Ci sono stati
colloqui su una possibile alleanza con la città-porto di Augusta
che, grazie al notevole potenziamento ed ampliamento dello scalo
marittimo, sarebbe in grado di assicurare un collegamento costante
con il Mar Nero non solo per prodotti petroliferi ma anche per la
movimentazione dei container, merci solide e navi Ro-Ro. Ma ad
Augusta, è bene non dimenticarlo, fa scalo la flotta navale USA (la
US Navy è di casa sulla costa ionica della Sicilia). Non c’è
alcun dubbio che i russi considerino la Sicilia strategicamente
importante per la loro presenza nel Mediterraneo, come indiscusso
Hub. Lo ha detto l’ex ministro degli Esteri, Giulio Terzi durante
la sua visita a Catania nel dicembre 2011.
Silvio assolto a Milano rinviato a giudizio a Bari
[Il
bordello è l'unica istituzione italiana dove la competenza è
premiata e il merito riconosciuto. Indro Montanelli] La
Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per Silvio
Berlusconi. L'ex presidente del consiglio è accusato di induzione a
mentire. Per il tramite del faccendiere napoletano Valter Lavitola
avrebbe pagato l'imprenditore Gianpaolo Tarantini perché mentisse
sulle escort
portate
nelle sue residenze estive tra il 2008 e il 2009.
L'udienza
preliminare del processo a Berlusconi per le escort di Tarantini
inizierà il prossimo 14 novembre dinanzi al gup del Tribunale di
Bari Rosanna Depalo.
Il sostituto pg Piero De Petris ha chiesto la
conferma dei 7 anni di carcere per Silvio Berlusconi imputato a
Milano nel processo in appello sul caso Ruby. L'ex premier è
accusato di concussione e prostituzione minorile. De Petris ha
spiegato che non c'è “'ragione alcuna” per concedere all'ex
premier le attenuanti generiche, sia “per i fatti di reato
contestati, sia per il complessivo comportamento tenuto
dall'imputato'”, sia per il precedente penale della condanna
per il caso Mediaset. “La severità del trattamento sanzionatorio
- ha chiarito De Petris - è innegabile, per parte mia però
faccio rilevare che la sentenza di primo grado ha dato conto delle
complessive ragioni riguardo al fatto che il trattamento
sanzionatorio non si poteva attestare sul minimo edittale della
pena”. In sostanza, il magistrato ha spiegato che i 7 anni di
carcere per Berlusconi sono una pena severa, ma giusta. I
giudici della seconda Corte d'Appello di Milano hanno assolto Silvio
Berlusconi, imputato per concussione e prostituzione minorile nel
processo Ruby, per entrambi i capi di imputazione. In primo grado
l'ex premier era stato condannato a 7 anni. I giudici della seconda
Corte d'Appello di Milano, nel processo Ruby, hanno assolto
Berlusconi dal reato di concussione “perché il fatto non sussiste”
e dal reato di prostituzione minorile “perché il fatto non
costituisce reato”.
giovedì 17 luglio 2014
La Gesap attacca il sindacato
[Qui
giace Indro Montanelli. Era Ora. Indro Montanelli] Ai sensi degli
articoli 23-24 e 30 della legge 300-1970, nonché richiamando gli
art. 5 e 7 del vigente ccnl, acquisito il competente parere di
assaeroporti, si comunica che, per l'anno 2014, il monte ore unico
spettante alle rsa e ai componenti degli organi direttivi,
provinciali e nazionali, per la fruizione dei permessi sindacali
retribuiti è di 96 ore totali per ciascuna sigla sindacale. La nota
diffusa in data 15/7/2014 dalla Gesap ovviamente terrà conto dei
permessi presi fino ad ora, probabilmente abbiamo già superato
abbondantemente il tetto messo dalla Gesap. Appresa la notizia i
leader sindacali aeroportuali, presi dallo sconforto hanno chiamato
il loro capi e gli hanno manifestato tutta la loro
indignazione. Rassicurati dalle segreterie regionali e invitati di stare di stare tranquilli che il comportamento della Gesap è già stato
oggetto di sentenze da parte della Cassazione tutte a favore del
sindacato. Appresa la notizia i leader sindacali, che soffrono della
sindrome “del limone spremuto e buttato via”, si sono
tranquillizzati e hanno ripreso
a sognare grandi battaglie sindacali in difesa della classe operaia.
La Gesap non potrà riconoscere le ore giornate fruite in eccesso che
saranno ritenute permesso sindacale non retribuito. I permessi
dovranno essere richiesti all'azienda con almeno 24 ore di anticipo e
verranno concessi compatibilmente con le esigenze tecnico
aziendali. Potranno essere inoltre concessi permessi non retribuiti
per la partecipazione a trattative sindacali o a congressi e convegni
di natura sindacale per i quali si deve dare comunicazione scritta
di regola 3 gg prima.
Record di ingorghi a Palermo
[Il
più autorevole giornale
americano
di economia e finanza, il Wall Street Journal di martedì 10
gennaio, è incorso in un curioso lapsus. Parlando del concordato fra
lo Stato italiano e la Santa Sede, scrive che esso ‘venne firmato nel 1929 da Bettino
Mussolini. Chissà, se lo legge, come si arrabbia Benito Craxi.
Indro Montanelli] All'ora
di punta Roma diventa un vero inferno, con la densità di traffico
più alta d'Italia, ma Palermo rimane imbattuta confermandosi come la
città più caotica, addirittura quarta a livello europeo: è quanto
emerge dal TomTom Traffic Index, barometro mondiale del traffico
nelle aree urbane, basato sul rilevamento dei dati di percorrenza
reali misurati sulla rete stradale di 169 città mondiali. Il picco
del traffico mattutino, quello che risente dell'arrivo dei pendolari,
conferma Roma al primo posto con tempi di percorrenza che aumentano
addirittura dell'84%, seguita da Milano (+73%). Palermo registra un
incremento del 65%, soffrendo di più del capoluogo partenopeo (+42%)
e di Torino (+41). Situazione analoga alla sera, che vede Roma e
Palermo appaiate con +67% e Milano +56% nel calcolo dei tempi di
percorrenza, seguite da Napoli (sempre +42%), mentre curiosamente al
momento del ritorno a casa dal lavoro Genova, con +40%, diventa più
caotica di Torino (+35,5). Il dettaglio della situazione nell'arco
dell'intera giornata conferisce però a Palermo il record negativo di
città più trafficata d'Italia in senso assoluto, piazzandosi ancora
una volta al quarto posto a livello europeo. Nel capoluogo siciliano
ci vuole il 40% di tempo in più per percorrere un tratto di strada
trafficato rispetto al tempo che verrebbe impiegato in una situazione
di traffico regolare. In un anno, il pendolare palermitano spende ben
90 ore della sua vita in coda. In Europa, fa sapere lo studio di
TomTom, a fare peggio sono solo Mosca (65% di indice di
congestionamento, ben 174 ore all'anno in coda), Istanbul (57%, per
118 ore in coda ogni anno) e Varsavia (44%, 110 ore all'anno in
coda), pur con dimensioni e popolazione decisamente diverse. Al
secondo posto della top 5 italiana c'è naturalmente Roma, dove si
rileva una percentuale di congestionamento pari al 28% per i tratti
autostradali (compreso quelli del raccordo anulare), mentre sulle
strade urbane raggiunge addirittura il 40%. In terza posizione si
conferma Milano, dove l'indice è pari in media al 20% sulle strade
extraurbane, mentre sulle strade urbane raggiunge il 29%. Completano
la top 5 italiana Napoli, (quarta e 27° in Europa) e Genova (quinta
e 36°), con un indice pari rispettivamente a 23,5% e 21,6%.
Un italiano su tre non arriva fine mese
[Non
ho paura della morte
ma di morire. Indro Montanelli] In
Italia quasi uno su tre, precisamente il 30,8%, non riesce ad
arrivare a fine mese con le proprie entrate. Lo rileva l'Eurispes nel
Rapporto Italia 2014, sottolineando come nel corso dell'indagine,
condotta a cavallo tra dicembre e gennaio, sul tema sia “stato
registrato un tasso di non risposta decisamente alto (12%) che
potrebbe indicare un disagio maggiore rispetto a quello rilevato”.
Infatti, spiega, “sono in molti ormai ad essere colpiti dalla
cosiddetta sindrome della quarta, quando non della terza, settimana”.
Inoltre, aggiunge l'Istituto di ricerca, tra quanti arrivano comunque
alla fine mese non manca chi, il 51,8%, vi riesce soltanto
utilizzando i propri risparmi. Tentare di mettere da parte qualcosa
risulta “praticamente impossibile” per tre italiani su quattro. E
ancora l'Eurispes sottolinea che “sul versante delle difficoltà
incontrate dagli intervistati nel pagamento delle rate del mutuo o
nel saldo mensile dell'affitto per la casa, si registra nel primo
caso un disagio che tocca il 29,1% e, nel secondo, il 26,8%”. Anche
qui, specifica, “il numero di quanti hanno preferito non indicare
una risposta precisa tocca livelli elevati, tali da far ritenere più
alta la quota di chi ha difficoltà”. Non stupisce a questo punto
che “uno su quattro ha avuto necessità di ricorrere ad un prestito
bancario nell'ultimo triennio”, con il numero maggiore di prestiti
erogati che va da 1.000 a 10.000 euro (il 31%). L'88,1
degli italiani ritiene che la condizione economica del Paese negli
ultimo anno sia “totalmente o parzialmente peggiorata”. È
quanto rileva l'Eurispes nel “Rapporto Italia 2014”. La quota di
chi ha riscontrato un deterioramento della situazione è salita di
8,1 punti percentuali sul 2012. “Il quadro di forte immobilismo e
decadimento della condizione economica del nostro Paese produce un
atteggiamento di forte pessimismo nella popolazione”.La perdita del
potere d'acquisto è una realtà per 7 italiani su 10.
martedì 15 luglio 2014
Southwest decolla verso i Caraibi
[Più ami più soffri, più accumuli più perdi. Lao Tzu] A
partire dal mese di luglio, per la prima volta, i voli di linea internazionali
della compagnia aerea Southwest Airlines decollano in direzione dei Caraibi,
segnando allo stesso tempo il successo per la completa implementazione di
Amadeus Altéa Suite, il sistema di nuova generazione di servizi passeggeri per
le compagnie aeree. Southwest ha aperto le prenotazioni per i propri voli
internazionali nel mese di gennaio utilizzando i moduli Altéa Reservation e
Inventory. Il primo volo è partito da Baltimore, Maryland, Usa, per Aruba il
primo luglio alle 08:30 ora locale, utilizzando Altéa Departure Control per la
gestione dei passeggeri. È la
realizzazione di due anni di sviluppo It dei team Southwest e Amadeus per la
reingegnerizzazione dei sistemi.
Fiducia investitori Germania ancora giù
[L’amore vigoreggia di più con lo stimolo dell’attesa che l’anestetico
della memoria. Hellen Rowland] L'indice Zew tedesco è sceso a luglio a 27,1
punti, dopo già una flessione a quota 29,8 a giugno. Il dato è peggiore delle
attese degli economisti, che si aspettavano un calo a 28,2 punti. Per l'indice
che misura la fiducia degli investitori in Germania è il settimo calo
consecutivo. A luglio è sceso anche l'indice Zew relativo alla situazione
corrente, oltre a quello sulle aspettative future, con una flessione a 61,8,
dai 67,7 di giugno e contro attese che vedevano una flessione solo a quota
67,4. Dopo aver raggiunto i massimi da sette anni a dicembre, l'indice Zew è
sempre sceso. Il sondaggio è stato realizzato dall'istituto di Mannheim tra il
30 giugno e il 14 luglio tra 238 tra analisti e investitori istituzionali. “Ultimamente
la Germania ha vissuto una leggera riduzione nell'attività economica - ha
affermato il presidente dell'istituto Zew, Clemens Fuest, riferisce Bloomberg
-. L'attuale calo dell'indice Zew sulla fiducia economica riflette questo
sviluppo riflessivo. Da un punto di vista generale, tuttavia, le prospettive
economiche di medio termine restano favorevoli”.
Nasce la Banca dei Brics
[Dipingersi e tatuarsi il corpo è un ritorno all’animalità. Wolfgang
Goethe] I leader delle cinque principali economie emergenti, i cosiddetti Brics
(Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) si riuniscono in Brasile per mettere
a punto un nuovo assetto finanziario post-crisi, più in sintonia con il mondo
multipolare, che ha come cardine la creazione di una banca da 100 miliardi di
dollari da contrapporre alle istituzioni internazionali, come Banca mondiale e
Fmi, controllate dall'Occidente. Il progetto era in cantiere da tempo, ma
spetterà alla presidente brasiliana Dilma Rousseff annunciare simbolicamente al
VI vertice dei Brics, che si è aperto a Fortaleza, nel nordest brasiliano, la
nascita della “Nuova Banca di Sviluppo”, che ha lo scopo di finanziare grandi
progetti infrastrutturali congiunti ma servirà anche come riserva per
fronteggiare crisi finanziarie e la fuga degli investimenti stranieri.
Mancano ancora 550 milioni per matrimonio Alitalia- Etihad
[Se i gli scrittori non leggessero e i lettori non scrivessero
gli affari della letteratura andrebbero straordinariamente meglio. Giovanni
Papini] È braccio di ferro fra le banche
e la cordata dei patrioti di Alitalia. Con Poste italiane nel mezzo di una
partita che rischia di costare cara ai contribuenti. Se infatti è arrivato l’ok
degli istituti di credito alla rinegoziazione dei debiti dell’ex compagnia di
bandiera, mancano ancora i soldi per ripianare parte delle perdite (588,6
milioni nel 2013) e garantire l’operatività dell’azienda fino alle nozze con
Etihad. Così, mentre ad horas si attende l’ok definitivo dei sindacati dopo un
nuovo round di negoziazioni, le banche e i soci Alitalia si scontrano sul tema
della liquidità. Il denaro necessario alla società potrebbe essere recuperato
attraverso un prestito ponte da circa 300 milioni e un aumento di capitale
riservato agli attuali soci da 200-250 milioni. Il che significa che Poste,
dopo aver
sborsato 75 milioni a dicembre per comprare poco meno del 20% di
Alitalia, potrebbe dover tirar fuori ancora tra 40 e 50 milioni. “Le banche
rinuncino al 30% dei crediti che vantano nei confronti delle micro, piccole e
medie imprese a rischio chiusura, come faranno per Alitalia, e così si potranno
salvare 70mila aziende e circa 200mila dipendenti“. La proposta, all’indomani
dell’accordo sullo stralcio di un terzo dei 560 milioni di debiti di Alitalia
da parte degli istituti creditori, è arrivata dal segretario generale della
Confederazione libere associazioni artigiane italiane (Claai), Marco Accornero.
“L’ipotesi di ristrutturazione del debito di Alitalia, con una cancellazione di
un terzo dei crediti vantati dalle banche, fa discutere e alimenta
perplessità”, ha aggiunto Accornero. “Le pmi artigiane, con esposizioni in
sofferenza verso il mondo bancario, hanno debiti pari a circa 3 miliardi di
euro: se si applicasse il ‘metodo Alitalia’, le banche dovrebbero cancellare il
30% del loro debito, pari a 900 milioni di euro, e la gran parte di queste
aziende si salverebbe”, ha spiegato. “L’auspicio è che gli istituti di credito
non si rivalgano sulle piccole imprese e sui risparmiatori per rientrare dal
buco con Aliltalia”, ha proseguito. “La proposta di abbattimento dei debiti
verso le pmi, che gli artigiani lanciano al governo e agli istituti di credito,
si fonda sulla ragionevolezza che esiste un sistema creditizio puntualmente
privo di flessibilità con i piccoli e che allo stesso tempo concede tagli
straordinari del debito alle grandi imprese dissestate”, ha concluso il
segretario di Claai. Analogo discorso, del resto, potrebbero farlo i sindacati
a proposito della ricollocazione degli esuberi della compagnia aerea una parte
di quali passeranno per esempio alle Poste. Tema che è stato toccato martedì
dall’ad del gruppo postale Francesco Caio che ha ricordato che le sinergie sono
state definite “nella parte preliminare degli accordi” e prevedono l’innesto di
25 persone nell’information technology: “Siamo fermi al mantenimento di quelle
sinergie”, ha concluso. La strada che porta alla nascita della nuova Alitalia è
però ancora in salita. Anche se, per velocizzare i tempi, a Bruxelles sono
stati già depositati i dettagli industriali della fusione, che sarà operativa
solo dopo l’ok della prossima assemblea Alitalia (prevista il 25 luglio in
seconda convocazione) alla scissione della controllante Cai, holding dei
“patrioti”, dalla nuova Alitalia. Ma sull’intera operazione la Ue vuole vederci
chiaro. Soprattutto sul ruolo di Poste. E nel mezzo, c’è anche il rischio di
allungamento dei tempi per chiudere il secondo salvataggio Alitalia, per via di
un cambio di guardia dei commissari a Bruxelles in scadenza ad ottobre. Rischio
che avrà i suoi costi per gli attuali soci Alitalia.
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